ARMANDINO ZINGONE

2023 – Lost Tapes Vol. 15 Armandino Zingone (Angapp Music - It)

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Info

Titolo: Lost Tapes Vol. 15 Armandino Zingone
Formazione: Armandino e il suo quintetto
Musicisti: Santino Tedone sax contralto, clarinetto, mandolino; Raf Montrasio basso, chitarra, mandolino fino al 1956; Pippo Caruso basso, chitarra, mandolino, voce dopo il 1957; Giorgio Vanni batteria; Arnaldo Ciato piano; José Diaz tumbador
Anno: 1956/60 © 2023
Grafica: 3Heads Agency
Testi: Livio Minafra
Ritrovamenti, digitalizzazioni, selezione brani ed editing: Livio Minafra
Ingegnere del suono di mastering e restauro: Martino Tempesta, Nico Marziale
Casa discografica: Angapp Music – It
Prodotto da: Livio Minafra

Armando Zingone, in arte Armandino, nacque a Napoli il 1° gennaio 1922 anche se, presumibilmente, fu registrato il 1° gennaio pur essendo nato sul finire del 1921, come era usanza all’epoca. A parte il fatto che facesse il sarto, come il padre, ed ogni lavoro umile d’occasione, musicalmente dei primi anni napoletani ci sono poche notizie, salvo queste righe a cura de Il Discobolo[1]: «Dopo aver iniziato a suonare nei locali della sua città, l’occasione di farsi conoscere a livello nazionale arriva nel 1943, quando Marino Marini, dopo averlo ascoltato, gli propone di entrare nel suo complesso come chitarrista». Continua Pietro Gargano[2]: «Debutta tra il 1943 e il 1944 come chitarrista del complesso di Marino Marini che si esibisce nella sale dal ballo destinate ai soldati americani. Alla fine degli anni Quaranta passa far parte del complesso di Peter Van Wood come bassista e voce solista. Nel 1953 forma una propria orchestrina, suonando nei locali più alla moda di Roma: Club 84, Pipistrello, Capriccio, Rupe Tarpea, Casina Valadier, Casina delle Rose ed anche al Teatro Ambra Jovinelli». In questi anni ebbe modo di collaborare anche con Fred Buscaglione. In ogni caso, per quanto concerne la sua orchestra, il nome scelto da Zingone fu Armandino e il suo quintetto e tra il 1956 e il 1960 inciderà per varie etichette, come la Cetra e la Philips (oggetto oggi del cd Angapp Lost Tapes vol. 15 Armandino Zingone “Napoli”, “Italia” e “International”). Questo periodo sarà il momento di maggiore popolarità di Zingone. Egli seppe infatti costruire un quintetto di tutto rispetto anche in virtù della sua a tutt’oggi irriconosciuta capacità di talent-scout. Fino a fine 1956 nel complesso militò infatti Raf Montrasio, chitarrista poi passato alla corte di Carosone con una differenza di ingaggio da 1.800 lire a 15.000 a serata. C’è da dire che Zingone aveva conosciuto il brianzolo Montrasio a Milano, per dei concerti. La collaborazione era nata subito ed in più Raf aveva suggerito a Zingone l’inserimento del pianista suo corregionale Arnaldo Ciato. Comunque, andato via Montrasio (e rimasto Ciato), Armandino chiamò tal Pippo Caruso a sostituirlo. Un Pippo Caruso amico del ruvese Enzo Lorusso ma soprattutto che diventerà un volto noto per generazioni grazie a Pippo Baudo, in qualità di maestro concertatore delle Orchestra Rai di Roma e Milano. Lo stesso Giorgio Vanni alla batteria, inventerà poi il celebre locale jazz Capolinea a Milano. E’ inoltre interessante che un cantante – Armandino – volesse un jazzista in formazione e non solo uno strumentista. Al sax e clarinetto c’era infatti Santino Tedone, pugliese, ma che s’era fatto notare in quel di Napoli poiché trasferitosi nel 1949 da Ruvo di Puglia.

Della collaborazione con Marino Marini si trova oggi sul web una edizione a cura di BnF Collection, collana Variété Internationale. Mentre per ciò che riguarda la collaborazione con Van Wood è sufficiente cercare tra i lavori del chitarrista olandese a metà anni ’50, poco dopo essersi separato dalla collaborazione con Renato Carosone e poco prima che Armandino mettesse su il proprio gruppo, diciamo pressappoco tra il 1952 e il 1956, anno in cui iniziò ad incidere col suo Quintetto separandosi definitivamente da Van Wood. Il quintetto andò avanti anche negli anni ’60 sciogliendosi a metà anni ’70. I tempi e i gusti erano cambiati.

Continua Gargano: «Animatore delle estati versiliesi fra gli anni Cinquanta e Sessanta, è stato popolarissimo per oltre un quarto di secolo, cantando e arpeggiando la chitarra con il suo complessino che alternava canzoni napoletane a ritmi latinoamericani e afrocubani. Negli ultimi anni ha svolto attività di piano-bar, soprattutto a Roma, con un repertorio di evergreen internazionali. Nel 1988 si ritirò a Poggio Catino, un paesino di montagna a due passi da Roma. Nel 1990 prese parte con Enrico Maria Salerno al film “Un momento da ricordare”». Il Discobolo invece ci ricorda anche la sua partecipazione al film “I due vigili” nel 1967, per la regia di Giuseppe Orlandini e col suo gruppo nel 1963 nel musicarello Canzoni in Bikini, regia Giuseppe Vari.

Negli ultimi anni ritornò nella sua zona d’origine, vivendo a Procida. Morì il 22 ottobre 2011 a Napoli, al policlinico Federico II, all’età di 89 anni.

Livio Minafra, 10 luglio 2023

 

[1] Dal sito web http://www.ildiscobolo.net/

[2] Voce tratta dalla Nuova Enciclopedia Illustrata della Canzone Napoletana (Editore Magmata, 2015).

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